Grazie e Amore. C'è n'è per tutti.



Per diversi giorni sono stata molto analogica e poco digitale.
Tradotto: ho tradito, ripetutamente ma con ahimè poca soddisfazione, il piccì con il viccì.
E di questo voglio ringraziare gli dei.
Perché nonostante io sia un'essere ingrato che si è più volte macchiato di ubris molesta e manifesta, loro mi vogliono bene. E mi ascoltano.
Io avevo chiesto espressamente di poter stare finalmente a letto per tre giorni di fila, senza alzarmi mai se non per andare in bagno. Avevo chiesto anche per mangiare, ma forse l'avevo detto troppo piano.
O forse era in contrasto con l'altra richiesta di poter finalmente smaltire un po' della buzzetta (ho detto -etta, ah ah ah, "etta", ah ah ah) post-parto. Vedi che mi ascoltano?

E quindi, via con i grazie. Via con l'amore.


Grazie Dei, che mi avete permesso di riposare. Anni e anni che non dormivo così tanto.
Male ma tanto.
Ho detto male?
No no, scherzavo.

Grazie Dei, che mi avete permesso di ricordare di non mangiare il riso quando si gomita.
Che sarà leggero, all'andata, ma al ritono è carta vetrata.

Grazie Dei, per aver permesso che ieri i due dolci frutti dei miei lombi si addormentassero in tempo perché mamma potesse dire cazzate su Trashic con le amiche commentando il festival di Sanremo.
Poi magari aver dato loro la cena alle 18.30 invece che alle 20 un po' ha influito eh. (INGRATA!)
Diciamo allora grazie Dei, che a due anni e mezzo e sette mesi non sanno ancora leggere l'orologio.

Grazie Dei, per avere permesso alla mia mamma una possibilità in più di essere qui, di aiutarmi con le bambine quando non ho la forza di alzarmi, ma anche quando ce l'ho, ma preferisco star chiusa nella mia stanza a coltivare il mio "Io".

Grazie alla mia mamma, che è sempre qui, nonostante anni di miei maltrattamenti, anche se le tremano le mani, anche se ha freddo, anche se.

Grazie Dei, per averci regalato Internet. Il ministro competente dovrebbe essere Hermes (Caia siediti, ho detto Hermes, non Hermès).
Grazie, vecio.




Grazie Dei, e grazie a Mercurio per avermi fatto conoscere gente che mi riempie le giornate di allegria e affetto.

Grazie Romy/Stellina, Cristina, Deb, Angela, Noemi, Giulia, Caia. Perché quotidianamente mi consolate, mi coccolate, mi fate ridere, mi spronate, mi massaggiate l'autostima.



Grazie Dei, qui siamo nell'ambito di Era, per aver esaudito il mio sogno di avere figli.
Grazie Era di aver esaudito il sogno di averne due, femmine.

Ora comprare scarpe e borsette costose non è più sperpero, è eredità in costruzione.
Non è per me, no no, è per loro.
Anche la corona e il tutù, giuro che li ho comprati per loro (troppo piccolo 'sto tutù, Caia, mannaggia).

Grazie Alice, perché sei il mio specchio quotidiano. Perché mi costringi a un lavoro su me stessa che nonostante i miei trentasnubiwnkfi anni di autoanalisi pipparola non era mai arrivato a un livello tale di profondità.
Perché attraverso di te mi vedo paziente, bella, femminile, materna, infinita.
Ma anche impaziente, egoista, intransigente, prepotente e molto limitata.
Grazie perché mi sai stupire tutti i giorni. Perché mi insegni, mi ami, mi coccoli.

Grazie Dalia, perché i tuoi occhi celesti sono il mio cielo, con quella nuvoletta marrone, lì, di passaggio. Perché sei sempre allegra, delicata e dolcissima, tanto quanto io sono umorale, pesante, indelicata.
Hai uno spazio piccolo nelle nostre giornate, stai buona e pacifica ad aspettare che qualcuno si accorga che ci sei anche tu, senza protestare, ma sappi che nel mio cuore hai spazio grande, immenso ed infinito.
E quelle cosce di gomma. Che antistress fantastico.

Grazie Dei, e qui andiamo su Apollo, per aver creato i Led Zeppelin, le Spice Girls, Antony and the Johnsons, Raffaella Carrà, Johnny Cash, i Pink Floyd, gli Abba, gli AC/DC e il Festival di Sanremo. La mia vita sarebbe sicuramente vuota e triste senza di loro.

Grazie Afrodite ed Eros, per avermi fatto incontrare un uomo quasi 8 anni fa, quando tutto stavo cercando tranne un uomo.

Grazie Roberto, per avermi convinto a guardare nella tua direzione, per avermi aspettato con pazienza.
Grazie perché mi ami da quasi 8 anni, nonostante la logorrea, il cinismo, l'acidità, la cellulite, gli sbalzi d'umore e di peso, i cambi di colore dei capelli (alcuni altamente improbabili), la mia aria da maestrina, i miei occhi da Jack Nicholson.
Grazie perché mi hai reso donna e mamma. E felice, tanto felice.
Senza di te sarei ancora una biondina sciocchina e magrina, incapace di esprimere i sentimenti.
Ora invece sono una matrona con un fantastico degradé, dalla evidente incontinenza emotiva. Non so quanti ti stanno ringraziando insieme a me (il parrucchiere sì).


A tutti voi, compresi gli Dei, compresi i lettori anonimi, compresi quelli di Hong Kong, Corea del Sud e Algeria, mando tanto Amore.

E vi auguro tanta Fortuna.
Guardatela qui (bravino Guido Reni eh?).

Questa è Tiche, figlia di Oceano e Teti, dea della fortuna, intesa come sorte favorevole e sfavorevole, ed è la personificazione dell'incertezza e del volgere improvviso degli eventi delle umane sorti.

Vola sopra la terra, distribuendo ricchezze a random, mentre Eros cerca di trascinarla verso di sè tirandola dai capelli e dal drappo (in genere è rappresentata bendata, che abbia cercato anche di aprirle gli occhi?).

Fate come lui, ricordatevi che la fortuna va presa per i capelli quando la si incontra.





Immagini
1. VENERE E CUPIDO, Lorenzo Lotto, 1520-30, The Met, NY.
2. CUPIDO CHE FABBRICA IL SUO ARCO, Parmigianino, 1533-34, Kunsthistorisches (eh???) Museum, Vienna.
3. VENERE ALLO SPECCHIO, Diego Velàsquez, 1647-51, National Gallery, Londra.
4. VENERE CHE PETTINA AMORE, Giovanni da San Giovanni, 1627, Palazzo Pitti, Firenze. 
5. LA FORTUNA, Guido Reni, 1637, Musei Vaticani, Città del Vaticano.





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