Sei cose impossibili prima di fare colazione.



Altra settimana di patimenti e malattie. Ormai in casa nostra si gira con le galosce, come Peppa Pig, per difendersi dai liquami. La mattina invochiamo Mosè per poterci alzare dal letto.

Sento l'esigenza di innalzarmi, di nutrire lo spirito. Per lavoro e per diletto necessito di una qual dose di creatività giornaliera o almeno settimanale. Devo farmi venire delle idee, le idee si nutrono di idee, la creatività mangia creatività, la digerisce e la risputa.
E si torna ai liquami. Non ce la posso fare.

Vorrei quindi condividere qui settimanalmente (#crediamoci), un po' di ispirazioni che colgo qua e là, in rete per lo più.
Pubblicità, idee, post utili, cose folli, o divertenti, o folli e divertenti ma utili e con un'idea alla base.
Dunque questa settimana ho visto, amato, fermato queste cose qui. Se dovessi dare un nome a questa rubrichetta la chiamarei NutriMenti.

Credere a 6 cose impossibili prima di colazione si riferisce a questo, all'esercizio della creatività, alla sua osservazione. Vedi le cose già fatte e dici "ma è banale, potevo farlo benissimo anche io". Però non l'hai fatto. 
1. Quando qualcuno dice: questo lo so fare anch'io,vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima. (da Verbale scritto, Bruno Munari, Il melangolo, 1992)
E questa è la prima genialata.


2. Una bella idea. L'artista tedesco Aram Bartholl ha lanciato un progetto di file sharing a New York che consiste sostanzialmente nel cementificare nei muri della città delle pendrive con dei file di musica, immagini, parole e quant'altro, con lo scopo di creare un social network "reale" ('nzomma), o perlomeno di far uscire la gente di casa (ah ecco). Questa settimana ne ho letto qua e là, chissà perché, visto che il progetto è del 2010. In rete un tutorial per farlo (facciamolo!)

 

qualcuno l'ha fatto anche a Roma.


3. Poi ho riso di conversazioni in gemellese, d'altra parte evitare i bambini carini su facebook potrebbe diventare un lavoro a tempo pieno.

4. Ho visto un video che è diventato virale, in cui l'artista è l'unico che cammina al dritto in un mondo che cammina a rovescio. Ma è chiaro che il video è stato rivoltato, quindi per dare questo effetto di creazione in realtà lui le cose le disfaceva. Ma girandolo pare che le costruisca. Sono andata in loop.  
Forward di Messe Kopp.


5. Una pubblicità carina per la festa del papà

 

Dimostrazione chiarissima che per fare una buona pubblicità basta un'idea e parole. Poche. Scelte. Chiare. 

6. Il linguaggio omofobico non è sempre usato con l'intenzione di ferire od offendere, ma quante volte lo usiamo senza pensarci? Tante, come dimostra questo misuratore di omofobia linguistica su twitter.
Facciamo attenzione, le parole danno forma ai pensieri, ma spesso lo formano a loro volta. 

Mi sento già meglio. Tre metri sopra ai liquami. 

Il numero 6 è aleatorio. Parafrasando una mia amica, questa specie di rubrica che rubrica non è avrà cadenza e carattere ad Sirum (insomma, faccio un po' come mi pare).




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