Principessina del cazzo.


Il 16 agosto era il compleanno del mio compagno. Per festeggiare, regalo boomerang: pizza al tegamino, cinema, birra nel "nostro" locale.
Il film l'ho scelto io, un bel filmone d'essay.

Wolverine (amolo).

Allora il film è quello che mi aspetto, lui è il solito orso, vive nel bosco, sfregia alberi, beve birra, piscia con gli orsi (appunto). Gli uccidono l'amico orso e lui quasi fa una strage. Poi arriva una specie di anime giapponese dai capelli fluo e lo porta in Giappone perché un tizio a cui ha salvato la vita durante l'esplosione dell'atomica a Nagasaki facendogli scudo col proprio corpo (e mecojoni!) sta per schiattare e gli vuole dire grazie. Lasciamo stare come il nonno lo vuole ringraziare perché è il fulcro del film, viene comunque da dire evviva la riconoscenza, anche no. A' Wolvy, da' retta a me, scrivitelo, la prossima volta lascialo schiattà.
Ma il punto è un'altro. Lui è lì, che si presenta dal nonno malefico dopo essere stato lavato a forza e sbarbato con la motosega e incrocia lo sguardo con una specie di furettino secco, esanime, dall'espressione monocorde. E lì mi scatta il primo "Eh no eh! Con la principessina del cazzo no eh!".
Poi fa tutto l'inventario che ti aspetti dalla principessina del cazzo. Fugge via piangendo dalla stanza, poi il padre la sgrida, la schiaffeggia, e lei piange, poi fugge, e piange, poi tenta il suicidio, ma gnafà. E piange. E io sospiro "Principessina del cazzo!".

Durante il film l'avrò detto 80 volte, perché già da quel primo sguardo avevo capito.
L'espressività di un tubero. La volontà di una rapa. Il sex appeal di una alga kombu.
Eppure lui ci casca con tutte le scarpe. Rischia di morì (capisci che non muore perché il titolo del film è "L'immortale", però sai che ansia?) per proteggerla anche se non si capisce da cosa. Gli fanno di ogni. Si sventra a mani nude da solo.
Per un furetto che sa di alga.
Mboh.
E dire che aveva a disposizione due altri bei soggetti veh. La samurai al neon e l'oncologa linguacciuta.


No. Lui, l'orso, il misantropo (ma dal cuore tenerone), sceglie la principessina del cazzo. Quella fragile, quella che se la guardi troppo la sciupi, se la saluti con entusiasmo la spettini, se starnutisci la appendi al lampadario. Eterea, 36 chili quando è gonfia.

Un affronto quasi personale Wolvy caro. A me che ho fatto la tesi sulle donne combattenti e il riscatto delle eroine al cinema. Non me lo dovevi fare.

Ma il punto non è nemmeno qui. Oggi sono prolissa, tanto la connessione mi costa solo 15 euro a sospiro, cosa vuoi che sia.

Mentre tornavo a casa ho finalmente capito. Gli dei mi hanno punito della mia immensa ubris in modo sottile. Perché non c'è niente di più nascosto di quello che hai davanti al naso in pieno sole.
Probabilmente è stata Afrodite, offesa per il titolo della mia tesi (Da Venere a Minerva, il cinema delle donne combattenti) per punizione mi ha dato una figlia così. Un po' principessina del cazzo.
Non mangia i grissini se sono spezzati, non tocca la sabbia coi suoi regali piedini, non sopporta di sporcarsi le mani.
La dimostrazione che la mela può cadere anche da un albero di banane, altroché.
L'unico elemento che pare non disturbarla è il suo piscio. L'altra mattina si sveglia, mi chiama, solleva allegra le principesche terga e tutta soddisfatta esclama: "guarda!!!", indicandomi una bella pozza nel letto. Evviva.

Stanotte invece l'ha fatta nel letto del babbo, se n'è accorto lui quando è venuto a reclamare il suo posto. A quel punto io gli ho ceduto il mio (vista lago) e mi sono trasferita con lei nel suo lettino. Stamattina è arrivata tutta allegra in cucina: "mamma vieni!!!! guarda, passa una mano così sul letto! è sciutto! sono stata bravissima."
Non ho avuto cuore di dirle niente. Va a finire che la principessina del cazzo mi sta insegnando qualcosa.

P.s. Comunque forse ho già espiato un po' o forse Minerva/Atena ci ha messo lo zampino, perché la minuscola è l'opposto: si butta a mare a testa in giù, lecca le alghe, ravana per terra e con l'istinto del cane da tartufo scova tutte le peggio immondizie della spiaggia, poi si mangia il grissino smarrito due anni fa sotto il lettino (quello che Alice non aveva voluto perché era spezzato) sempre senza smettere di sorridere.


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