Arrivo sempre alle 9 meno 2 per lasciare alla materna il mio angelo
biondo.
Per il secondo anno consecutivo ti incontro ogni mattina, e ogni
mattina mi tocca schivare il tuo sorriso. Tu pensi che io non ti guardi. Ti
sbagli, io non ti vedo proprio.
Anche stamattina sono dovuta passare sui tuoi piedi calzati
in quelle orride ballerine, stavi proprio sulla porta, in attesa del tuo turno
con la tua bambina spettinata in braccio.
Per fortuna avevo i sandali tacco 18
che mi tenevano a distanza. Se poi tu sei lenta a infilarti in classe non è
colpa mia.
Ma quei capelli? Lì non c’è tacco che tenga, non è che mi
contagi con quel grumo di paglia arruffata? Ho paura che una mattina di queste
si increspino anche i miei al solo passaggio sui tuoi piedi. Ma comprati una
piastra, cosa ci vuole?
“Giammaria, dove scappi? Non dici buongiorno alla maestra?
Guarda che la mamma te l’ha insegnata l’educazione!”.
Fatti in là, che mi aspetta Maria SSSSoffiga per il caffè,
tanto il SuvBianco è sulle strisce, non dà fastidio a nessuno.
Ciao, arinonvederti domani.
Ah, io mi chiamo Maria Lucrezia, ma mi è arrivata voce che
mi chiamate Maria Arroganzia.
Contente voi.
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