Tentativi di costruzione di condizionamento pavloviano all'entusiasmo.




Ormai non è un mistero che io sia inevitabilmente affetta da incoercibile tendenza alla pollyannite.
Quindi è chiaro che io viva come un contrappasso insopportabile il fatto di avere una figlia leggermente lagnosa.
Quando parte con "maaaaaammaaaaa, mi dai la cioccoooolataaaaa??? Ma io voleeeeevoooo la cioccolataaaaaa" Che vi devo dire? Mi parte l'embolo.
Comincia già presupponendo che io non gliela dia.
Perché?
Chi te lo dice a te?
"Alice, riprova: senza gnola stavolta"
"Mamma, io volevo la cioccolata!"
"Alice, riprova: stavolta con entusiamo e gentilezza"
"[sorridendo] Mammina! Mi dai la cioccolata per favore?"
"Certo tesoro".



Cerco di farle capire che con la gentilezza e l'entusiasmo non dico che può ottenere tutto nella vita, ma di sicuro molto di più che facendo la vittima e prendendo le persone per disperazione.
Che se sei allegro e positivo la vita è più leggera, più facile. Per te e per chi ti circonda.

Da qui il mio tentativo di condizionamento pavloviano dell'entusiasmo. Se me lo chiede nel modo giusto le do tutto quello che mi chiede.

L'esperimento di Pavlov.


La foto di Ivan, Pallino e famiglia viene da qui
C'era una volta un simpatico scienziato di nome Ivan Pavlov che studiava le sue ipotesi sul riflesso condizionato su un cane, che chiameremo Pallino. Quando Pallino vedeva il cibo, sbavava.
Niente di strano fino a qui.

Se Pavlov suonava un campanello il cane non sbavava, e guardava il povero Ivan con un certo compatimento.

Ma Ivan non era poi così scemo e cominciò ad associare il campanello alla ciotola di cibo: du' scampanellate - dlìn dlòn - e poi tirava fuori una bella porzione di Pal.
Eddaje una eddaje due eddaje tre, Pallino, che non era scemo nemmeno lui, cominciò a capire che dopo il campanello veniva sempre il cibo.
Come risultato, appena sentiva il campanello, Pallino cominciava a sbavare. Lo capisco, a me succede uguale quando sento mio marito dire "a tavola!"
Aiutiamoci con un disegnino.

Disegnino

La barzelletta di Pavlov


Ci fu raccontata a lezione da Umberto Eco, recitava più o meno così.
Due cani che si conoscevano dai tempi bui della grande fame alla stazione di Mosca, si incontrano dopo qualche tempo. Uno, che chiameremo Canev, è emaciato e spelacchiato, in evidenti condizioni precarie di salute. L'altro invece, di nome Pallino, ha un pelo lucidissimo e il fianco appesantito dal benessere.

Canev: Vecchio mio, che ti è successo, ti vedo bene eh?
Pallino: Sì caro, sto bene, ho trovato una gran bazza sai?
Canev: Ah sì? condividi con gli amici!
Pallino: Mah, mi ha tolto dalla strada un tipo strano, un certo Ivan. Sono riuscito ad addomesticarlo. Pensa che lui suona un campanello, io sbavo, e lui mi dà da mangiare.

Io me la ricordo così. In rete invece ho trovato questa versione.

Fonte


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Ora il dubbio che mi prende è: sono io che sto condizionando Alice alla felicità o lei che sta imparando ad ottenere quello che vuole con il sorriso sulla faccia? Posta così la domanda, la risposta non ha una gran importanza.

Ma il giorno in cui mi chiederà sorridendo e con entusiasmo di farsi mettere gli swarovski sulla patata o di passarle un Mojito in cui pucciare i Pan di Stelle e io risponderò "Sìììììììì", allora forse...





P.s. Questo post partecipa al blog tank di gennaio di Donna Moderna Bambino.





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